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Immagine del redattoreGabriele Palazzolo

Intervista a Alain Onesti - Digital Success

Aggiornamento: 3 gen 2023

Digital Success è la Rubrica di approfondimento nelle vite, storie e Successi di Professionisti e Imprenditori, che si sono contraddistinti nel panorama italiano e non solo!

Non le solite interviste! In Digital Success approfondiremo la Persona dietro al Professionista / Imprenditore, con domande riguardanti la loro esperienza di vita e lavorativa, pensieri, punti di vista e obiettivi futuri. Meno tecnica e più dietro le quinte di persone di Successo.

GP: Iniziamo con il presentarti ai lettori, chi è Alain Onesti?


Sono un IT Manager esperto di digital transformation, con oltre 20 anni di esperienza in ambito tecnologico, sia presso importanti compagnie che startup di cui sono stato il fondatore. Attualmente lavoro per una famosa multinazionale nel settore del recruitment.

Negli ultimi anni mi sono specializzato maggiormente in progetti di trasformazione digitale sia nazionali che internazionali, oltre ad essere autore del libro “The Ethical Digital Transformation”, in cui analizzo nello specifico il ruolo etico dei manager all’interno dei processi di trasformazione digitale nelle aziende.

GP: Cosa significa trasformazione digitale delle aziende? Che responsabilità e abilità comporta?


La percezione che si può avere rispetto alla trasformazione digitale può essere differente in base ai differenti utenti e ruoli che vengono impattati da essa. In generale, la trasformazione digitale è l'integrazione della tecnologia digitale in tutte le aree di un'azienda, cambiando radicalmente il modo in cui operi e fornisci valore ai clienti. Ma è soprattutto un cambiamento culturale che richiede alle organizzazioni di sfidare continuamente lo status quo, sperimentare e sentirsi a proprio agio con il cambiamento.


Le organizzazioni nell’ambito dei loro sforzi di trasformazione digitale devono agire in modo responsabile e promuovere un uso etico della tecnologia e favorire la transizione culturale che ne deriva. Sempre maggiore focus viene impiegato per comprendere i risvolti umani che la trasformazione digitale porta con se e soprattutto è importante dirigere gli impatti sui ruoli e le professionalità che l’utilizzo delle tecnologie comporta.


Nasce così la figura del manager etico, in grado di portare a termine progetti tecnologicamente complessi ma anche di focalizzarsi sulle persone.

In termini di competenze necessarie, oggi giorno, sono importanti le skills trasversali, più di quelle specifiche. Ho conseguito la certificazione PMP e credo che questo abbia sicuramente definito l’ossatura delle mie competenze nella gestione di progetti complessi, ma sono altresì convinto che siano state le mie esperienze imprenditoriali ad aiutarmi a sviluppare le soft skills necessarie in questo campo.


GP: Perché un'azienda ha bisogno della trasformazione digitale?


Un'azienda può affrontare la trasformazione digitale per diversi motivi, tuttavia, la ragione più importante è la sopravvivenza economica di base. Il COVID-19 ha illustrato l'importanza di adattarsi rapidamente a cambiamenti radicali, comprese le interruzioni delle catene di approvvigionamento, le pressioni sul time-to-market e le aspettative dei clienti in rapido cambiamento. La spesa per la trasformazione digitale di pratiche aziendali, prodotti e organizzazioni non è mai stata così importante per la sua sopravvivenza.


GP: La trasformazione digitale è ugualmente importante per tutti i tipi di aziende e settori?


La trasformazione digitale sta prendendo piede più velocemente nelle attività rivolte ai consumatori, ovvero il settore B2C. Questo perché queste aziende devono essere più flessibili e fornire molte opzioni ai clienti. Il modello di business nello spazio dei consumatori cambia molto più velocemente.

Nel settore B2B la trasformazione digitale è più focalizzata sull'automazione, la riduzione dei costi e l'innovazione. Ad esempio, passando da una tipografia tradizionale a una macchina da stampa digitalizzata che produce molti tipi di capacità di stampa, all'innovazione verso un modello di business completamente automatizzato.


Prevedo che le tecnologie digitali consentiranno sempre più agli individui di disintermediare la catena del valore e inizieranno ad andare direttamente dalle persone che producono le cose.

Passando da un processo in cui ottieni ciò che ti viene dato, a uno in cui puoi personalizzare e creare qualcosa su misura.

Sullo sfondo, c'è un'evoluzione digitale di seconda generazione relativa all'intelligenza artificiale e all'analisi dei dati. L'impatto di questi cambiamenti sul settore è più difficile da prevedere a questo punto, ma ci sono molti investimenti in corso in questo settore.


GP: Come hai iniziato il tuo percorso Professionale? Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a focalizzarti nella trasformazione digitale?


Il mio percorso professionale nasce dalla passione verso le tecnologie. Dopo un background significativo come tecnico specialista ed aver conseguito certificazioni in ambito IT, inoltre ho sempre avuto la predisposizione a “sognare il futuro”, ed attualmente vedo nella trasformazione digitale il realizzarsi di questa visione.

GP: Come mai così tante aziende fanno fatica ad affrontare la trasformazione digitale e quale è il ruolo dell’etica?


Dal momento in cui ho iniziato a gestire progetti ho subito compreso che il successo di essi è dato solo in parte dalle tecnologie adoperate o alle quali verte la transizione, ma soprattutto è dato dalle persone e da come esse recepiscono questo cambiamento, per cui ho deciso di focalizzare la mia professione ed il mio ruolo su questo aspetto.

Le persone all’interno delle organizzazioni, molto spesso, percepiscono la trasformazione digitale come una minaccia, in quanto in generale si ha paura del cambiamento, perché esso genera ansia e spinge le persone a mettersi in gioco o addirittura reinventarsi. Compito del manager è quello di studiare e mettere in pratica un piano di transizione per l’organizzazione e considerare l’aspetto umano in prima linea, adoperando dove necessario delle politiche di re-skilling ed up-skilling delle persone.

GP: Ci sono esempi particolari di come hai aiutato i tuoi clienti ad andare avanti con la trasformazione digitale?


Mi viene in mente un esempio.

Lavoravo con una nota azienda di consulenza IT e un importante cliente aveva davanti una grande sfida per garantire che i nuovi sistemi venissero adottati. Il loro obiettivo era principalmente il saving di tempo che questo nuovo applicativo portava ai lavoratori per cui era stato previsto un importante piano di adozione.


Li abbiamo aiutati a creare una struttura per trasmettere la visione all’organizzazione, e lavorato con loro per garantire un training adeguato, ma soprattutto abbiamo lavorato con il dipartimento di comunicazione interna per garantire che il corretto messaggio venisse trasmesso alle persone.

È stato importante ragionare come a questo lavoro come un progetto parallelo che garantisse determinati standard di applicabilità prima e di monitoring dopo.

GP: Il tuo lavoro può essere svolto ovunque nel mondo, dove vivi adesso? Se dovessi scegliere: Italia o Estero?


Ho vissuto all’estero per qualche anno e sono stato favorevolmente colpito da New York e dalla dinamicità e l’energia che la città trasmette, penso sia ineguagliabile.

D’altro canto, adoro la cultura italiana ed il benessere che essa trasmette. Ho scelto l’Italia in quanto padre di famiglia di due bellissimi bambini, però non è detto che in una fase diversa della mia vita, non ritorni negli US.


GP: Di cosa vai più fiero?


Sono molto fiero di quello che è il mio ruolo oggi, ritengo che poter controllare l’avvento della tecnologia sia fondamentale per poter garantire a tutti il corretto approccio ed utilizzo e non venirne piuttosto soffocati.

La tecnologia può essere un grande alleato del lavoratore, ma è importante implementarla nel modo corretto, per cui quello che faccio tutti i giorni con i progetti che seguo mi rendono molto fiero, in quanto ne comprendo l’importanza e l’aspetto etico.


GP: Qual è la sfida più grande che affronti ogni giorno? Lavorativamente parlando.


La sfida più grande è comprendere le persone e motivarle, trasmettere l’entusiasmo che il cambiamento digitale porta senza spaventare troppo.

GP: Se avessi un capitale extra di 10 Milioni, come li spenderesti / investiresti e perché?


Sono appassionato di tecnologie quindi probabilmente li investirei nella realizzazione di una di quelle idee innovative che al momento sono chiuse nel cassetto. Una delle quali è la realizzazione di una concept school innovativa interamente basata su Metaverso e l’applicazione di intelligenza artificiale legata al mondo dei social.


Investirei inoltre in tecnologie quali NFT e blockchain, in cui credo molto.


GP: Qual è stato il tuo più grande fallimento lavorativo?


Non uso mai questa parola, penso che l’accezione negativa trasmetta un messaggio che non è propriamente corretto, perché ritengo che anche un insuccesso non sia mai totalmente negativo, ma che piuttosto si possa sempre trarre qualcosa di buono ed insegnamenti che contribuiscano a successivi successi.


Insuccessi ci saranno sempre, l’importante è non farsi abbattere e sfruttare le esperienze, e non solo i risultati, a proprio vantaggio per l’avvenire. Ritengo che questo sia un mindset fondamentale per ogni imprenditore ed ogni manager.

GP: Qual è il tuo più grande Pregio e Difetto?


Sono una delle persone più determinate che conosco :). Quando voglio qualcosa, sicuramente mi impegnerò al massimo per ottenerlo e non mi do per vinto tanto facilmente. Di natura sono una persona positiva, per cui vedo sempre il lato buono delle cose. Sono anche però una persona caotica nei ragionamenti, cerco sempre di fare ordine nei pensieri in quanto

GP: Dove ti vedi tra 10 anni?


Difficilissimo a dirsi, per natura professionale sono aperto al cambiamento ed accolgo ogni sfida con grande entusiasmo. Oggi lavoro per una multinazionale, ma ho uno spirito imprenditoriale che ogni tanto bussa alla porta ed il quale potrebbe portarmi a rimettermi in gioco.

GP: Quali sono secondo te le Skill più richieste nel tuo mercato attuale?


Lavorando nel settore del recruitment posso affermare con certezza che le skills più richieste sono quelle trasversali e le soft skills. Penso stiamo andando verso un modello americano, dove esperienze diverse vengono valutate molto positivamente in quanto se da un lato è giusto specializzarsi, è anche corretto e sempre più richiesto avere competenze diversificate e maturate in diversi ruoli e settori in modo da portare in azienda una visione innovativa.

GP: Su cosa dovrebbe investire oggi un giovane per farsi trovare pronto nei prossimi anni?


Penso che un giovane debba investire in esperienze. La formazione è importante ma non è nulla senza aver maturato le esperienze necessarie a darti quelle capacità per gestire al meglio il tuo operato. Consiglio ai giovani di viaggiare e fare esperienza il più possibile, di ogni tipo. Di conoscere il mondo e culture diverse. I più grandi innovatori prima di diventare tali hanno girato il mondo ed hanno aperto la mente liberandosi dalle catene dei dogmi preimposti dal contesto culturale nel quale si trovavano.


Riferimenti

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